venerdì 16 aprile 2010

Cecilia Strada: Noi, testimoni di una brutta guerra

Cecilia Strada: «Noi, testimoni di una brutta guerra»
di Umberto De Giovannangeli
Faremmo volentieri il nostro lavoro senza essere costretti a raccontare ciò che raccontiamo: le storie dei nostri pazienti. Il problema è che se non le raccontiamo noi, nessun altro lo fa». A parlare è Cecilia Strada, presidente di Emergency.

Dopo gli arresti, l'evacuazione di altri operatori italiani da Lashkar-Gah. C'è chi parla di una “eliminazione” di testimoni scomodi..

«Siamo nel campo delle ipotesi... Ma sono talmente irrealistiche le accuse che ci sono state rivolte che viene naturale chiedersi il perché...».

In questa ricerca di uno o più perché quali ipotesi è possibile realisticamente avanzare?

«Si sa che in una guerra la prima vittima è l'informazione. E quindi una delle ipotesi è che dia fastidio il nostro parlare. Noi di Emergency faremmo volentieri il nostro lavoro senza essere costretti a raccontare le storie dei nostri pazienti. Il problema è che se non le raccontiamo noi, non lo fa nessuno. E invece è fondamentale mostrare il vero volto della guerra. I volto della guerra in Afghanistan è quello di una bimba di 5 anni colpita in un attentato dei talebani e quello di un bambino di 9 anni colpito da un proiettile delle forze internazionali. Sono solo due esempi che racchiudono in sé le storie di centinaia di persone che abbiamo in cura nei nostri ospedali. Una cosa è certa: dopo ciò che è avvenuto sabato, l'ospedale di Lashkar-Gah non è più sotto la responsabilità di Emergency. E questo contro la nostra volontà. Come è altrettanto certo che l'arresto dei nostri tre colleghi è un gravissimo precedente per tutti gli operatori umanitari italiani in Afghanistan e in altre parti del mondo».

Ieri cinque operatori di Emergency hanno dovuto lasciare Lashkar-Gah per Kabul.

Qui l'articolo/cecilia_strada_noi_testimoni_di_una_brutta_guerra
Fonte: http://www.unita.it

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